E’ necessario ottenere un APE per le strutture sportive che coprono campi da tennis o polifunzionali? Come ci si comporta nei confronti delle amministrazioni pubbliche quando si deve procedere al deposito della documentazione per una copertura di un nuovo campetto sportivo? Rispetto alla ormai vecchia legge 10, come bisogna comportarsi per quanto riguarda le coperture sportive? Queste sono alcuni esempi di domande che ci vengono spesso poste da progettisti che approcciano per la prima volta costruzione delle coperture sportive.
La normativa italiana in vigore in materia di efficienza energetica degli edifici prevede la predisposizione di APE attestati di prestazione energetica per ogni edificio di nuova costruzione o oggetti di manutenzioni straordinarie. Nella normativa sono fissati chiaramente valori prestazionali minimi che gli involucri degli edifici devono garantire al fine di garantire un consumo energetico limitato. In particolare si fa riferimento a valori di trasmittanza (U=W/m2K) per sistemi di involucro opachi e ai valori di fattore solare (G), nel caso di materiali trasparenti.
Leggendo attentamente la normativa , in particolare all’Appendice A: Casi di esclusione dall’obbligo di dotazione dell’APE. Al punto d) è citata l’esclusione per:
d) gli edifici che risultano non compresi nelle categorie di edifici classificati sulla base della destinazione d’uso di cui all’articolo 3, D.P.R. 26.8.1993, n. 412, il cui utilizzo standard non prevede l’installazione e l’impiego di sistemi tecnici, quali box, cantine, autorimesse, parcheggi multipiano, depositi, strutture stagionali a protezione degli impianti sportivi, (art. 3, c. 3, lett. e) del decreto legislativo).
Le strutture sportive, per poter non essere soggette all’APE devono essere strutture stagionali. E’ quindi lampante come tutte le strutture pressostatiche non rientrino all’interno di questa categoria. Per le stutture fisse, quali le strutture ad archi in acciaio o in lamellare o le strutture geodetiche, la prassi è quella di considerarle strutture amovibili in quanto assemblate a secco e quindi facilmente smontabili e rimovibili.
Risulterebbe infatti impossibile, anche attraverso i sistemi più avanzati a doppia o tripla membrana, rientrare nei valori da normativa richiesti. L’applicazione in modo stringente di questa normativa comporterebbe l’abbandono della tecnologia delle tensostrutture per la copertura degli impianti sportivi, costringendo circoli tennis e sportivi di tutt’Italia a dotarsi di vere e proprie palestre costruite con tecnologie tradizionali e “pesanti”. Le tensostrutture, al contrario, rendono possibile l’attività sportiva 365 giorni all’anno ad un costo contenuto sia dal punto di vista dell’impatto ambientale del manufatto che in termini economici per il circolo che deve investire. La natura assolutamente reversibile di queste strutture rimane quindi il vero punto di forza, anche da un punto di vista di impatto ambientale.
Per l’approfondimento normativo si rimanda al sito https://www.cti2000.eu/legislazione-nazionale/