Le tensostrutture sono una della opzioni di copertura a disposizione di privati, ristoranti ed enti pubblici al fine di proteggere dal sole e dalla pioggia aree più o meno grandi. La loro valenza estetica cattura immediatamente l’entusiasmo dell’acquirente ma spesso, in una fase successiva, ci si accorge di limiti funzionali di questo tipo di coperture che “sono belle ma coprono molto poco”. In realtà questo accade nel caso si proceda alla costruzione di fretta e senza avere chiara l’esigenza del cliente ma, nella maggioranza dei casi, questi limiti possono essere corretti attraverso una adeguata progettazione. Ovviamente una tensostruttura non ombreggia come un gazebo o una pergola ma non è vero che ombreggi meno, semplicemente ombreggia in modo diverso. In questo post parleremo dell’ombreggiamento generato dalla tensostrutture al fine di mettere in grado il lettore di progettare la copertura migliore per le proprie esigenze.
L’ombreggiamento in funzione dell’orientamento della copertura.
La prima cosa da valutare quando si decide di coprire un’area è l’orientamento della stessa rispetto ai punti cardinali. Capire l’orientamento del sole permetterà di posizionare la copertura al fine di massimizzare la capacità ombreggiante della copertura. E’ scontato ricordare come a sud sia necessario schermare al massimo mentre ad est e ovest possa essere di sollevo lasciare aree meno coperte così da sfruttare il tepore del sole. Chiaramente tutto questo varia a seconda della latitudine e dell’utilizzo che viene fatto della copertura. E’ molto diverso progettare una tensostruttura sulla spiaggia in cui solitamente il clima è ventilato e gli utilizzatori sono in costume e non disdegnano la tintarella rispetto alla copertura per un ristorante di lusso in cui i fruitori sono magari in giacca e cravatta anche in pieno luglio.
L’ombreggiamento in funzione dell’orario di utilizzo
Sapere quando verrà utilizzata la tensostruttura è cruciale per definire l’area che davvero deve essere coperta. Conoscendo l’orientamento e l’orario di utilizzo, si può sapere con precisione dove la membrana farà ombra e dove invece penetrerà il sole. Per un ristorante, per esempio, è molto difficile ombreggiare il tardo pomeriggio in quanto i raggi solari bassi colpiranno sicuramente le persone sedute ai tavoli ad una altezza molto bassa (1 metro). Diverso è il caso del pranzo di mezzogiorno, con il sole a picco, che sicuramente produrrà ombre nette piuttosto perpendicolari rispetto alla membrana di copertura. Il tutto cambia anche a seconda della stagione. La massima efficienza sarà a giugno alle ore 12 mentre a dicembre alla stessa ora la superficie ombreggiata risulterà molto minore e molto spostata a causa della minore inclinazione dei raggi solari. Ovviamente il sole di dicembre potrebbe essere però cosa gradita.
L’ombreggiamento in funzione della forma della copertura
La forma della tensostruttura deve quindi essere plasmata tenendo in considerazione le valutazioni di orientamento e orario di utilizzo al fine di massimizzare le aree effettivamente ombreggiate nel periodo dell’anno richiesto. Rimangono però valide tutte le regole strutturali che garantiscono la stabilità della tensostruttura tra cui una delle più importanti è la spanciatura dei cavi di bordo tra i punti di ancoraggio.
Risulta quindi evidente che, nel caso si voglia massimizzare l’area coperta, sia necessario progettare sostegni a passo relativamente fitto (ideale per esempio 4-5 metri) piuttosto che immaginarsi una struttura con pochi supporti molto distanti tra di loro che genererebbero grandi curvatore e quindi “mancanze” in termine di copertura. Nel caso di aggancio ad edifici, si può optare per un collegamento lineare continuo e non per punti, perdendo sicuramente in leggerezza ed estetica ma guadagnando dal punto di vista dell’efficienza d’ombreggiamento. Qui un esempio di questa soluzione.
L’ombreggiamento in funzione dell’altezza della copertura
La forma in pianta così definita richiede anche la definizione delle altezze della copertura che non può essere arbitraria. Per scolare l’acqua e resistere al vento, è infatti necessario, ai fini strutturali, che la tensostruttura sia molto tridimensionale, con grandi differenze di altezze tra ancoraggi contigui. Così facendo, però, se i punti bassi garantiranno un ottimo l’ombreggiamento anche nella mattinata o nel tardo pomeriggio, i punti alti permetteranno ai raggi solari di penetrare in profondità nella zona coperta dalla tensostruttura. E importante infatti fare una riflessione a monte: la tensostruttura è una copertura che per definizione deve essere tridimensionale. Tralasciando la forma conica che permette di avere il punto alto centralmente e il perimetro può essere tutto sullo stesso piano, per esempio a 210cm di altezza, le tensostrutture a pali strallati richiedono una alternanza di pali bassi ottenendo are meno ombreggiate di altre. La progettazione deve tenere in considerazione queste zone e posizionarle in modo da mitigare al massimo gli impatti negativi sulla fruibilità dell’area coperta. Va anche fatto capire ai nostri clienti che punti di altezza 150cm o 120cm ma anche 1 metro non sono svantaggiosi. La critica è il rischio di urtare la coperture in punti troppo bassi. La realtà dei fatti è che ad un punto basso corrisponde un pilastro, solitamente inclinato, che impedisce alle persone di camminare in quella zona. é impossibile quindi sbattere con la testa contro un telo basso perchè prima si toccherebbe con le gambe il pilastro. Inoltre, le zone basse sono puntuali e lasciano spazio immediatamente alla risalita verso il punto alto. Qui un esempio tipico:
Il comfort termico al di sotto di una tensostruttura
Non dobbiamo dimenticare che le membrane impiegate per la costruzione delle tensostrutture sono solitamente traslucenti (lasciano passare circa il 15-20% della luce), hanno spessori di pochi millimetri e sostanzialmente sono senza massa (1kg/mq). Questo significa che il materiale non ha alcuna inerzia termica e funzione isolante ma, al contrario, può surriscaldarsi in breve tempo, specialmente nel caso di colori scuri. Il fenomeno che accade è quindi quello del trasferimento di calore verso l’interno sia per trasmissione dovuta alla traslucenza che per irraggiamento essendo la superficie molto calda. Con colori scuri, (gamma dei grigi o beige) infatti la membrana può raggiungere facilmente anche i 60° in pieno sole trasferendo il suo calore al di sotto come un vero pannello radiante. Il comfort al di sotto della tensostruttura è quindi garantito nel caso ci sia una consistente circolazione di aria oppure grazie all’utilizzo di materiali totalmente schermanti o riflettenti: il bianco è sicuramente il colore più adatto a questa funzione. Esistono anche materiali 100% oscuranti che non lasciano passare alcun raggio solare. Nei casi di forte irraggiamento, sono i più consigliati: qui di seguito un esempio.
I consigli per l’ombreggiamento perfetto
Ricapitolando, essendo le tensostrutture per definizione strutture tridimensionali nello spazio, è necessario tenere in considerazione diversi fattori al fine di assicurarsi che esse garantiscano l’ombreggiamento richiesto. Questi fattori sono: l’orientamento, i periodi di utilizzo, la forma e l’altezza dei punti di aggancio. A differenza delle strutture a travi e pilastri come pergole o gazebi che presentano travi perimetrali di gronda ad altezza fissa, per esempio 2.10m, le tensostrutture hanno solitamente pali alti e bassi. Nelle zone basse l’ombra è massimizzata ma nei punti alti il sole può penetrare in profondità in alcune ore del giorno: è compito del progettista posizionare i punti alti nelle zone in cui il cui non è necessario schermare.
I nostri consigli sono quindi i seguenti:
- progettare bene la tensostruttura valutando tutte le esigenze di ombreggiamento e i periodi di utilizzo;
- valorizzare i punti bassi portandoli il più basso possibile, perchè no, anche ad 1 metro o addirittura fino a terra. Questa soluzione massimizza l’ombreggiamento in queste zone e permette ai punti alti di non esserlo troppo, con conseguente riduzione dell’ingresso della luce.
- sovradimensionare l’estensione della copertura non lavorando “per proiezione” in pianta come si ragiona con i gazebi o le pergole, ma “per volume”, valutando il progetto nella sua tridimensionalità.
- utilizzare materiali schermanti o colori altamente riflettenti.
- assolutamente sconsigliate le coperture triangolari: causa la spanciatura del telo la loro efficacia nell’ombreggiare è molto bassa e con il sole radente possono risultare quasi del tutto inutili.